Ormai la nostra bella vacanza è finita. Stiamo ritornando in città sentendoci ancora avvolti
dal caldo profumo e dalla energia tanto intensa della terra di Puglia quando, alzando gli
occhi, esclamo contenta: “Ecco San Luca, siamo a casa!”.
Stranamente nessuno risponde, anzi mi sembra di notare che le ragazze si scambiano
un’occhiata di intesa, come se volessero dire :”Noi l’avevamo vista già da un po’ di tempo,
ma siamo troppo grandi per fare ancora questo vecchio gioco! Lasciamo alla mamma la
convinzione di essere stata la prima!”.
Sto per replicare :”Non si è mai troppo grandi per rivolgersi alla Madonna!”, ma noto la
loro compiacente accondiscendenza e continuo i miei pensieri in silenzio.
Guardo di nuovo la Basilica che noi Bolognesi chiamiamo confidenzialmente “San Luca ”,
perché al suo interno è custodita e venerata l’immagine della Beata Vergine di San Luca.
Capisco perché, vedendola, ci sentiamo a casa. E’ posta sulla cima del colle così che,
da qualunque parte rientriamo, sembra sempre venirci incontro con la sua forma dolce,
rotonda come una madre in attesa o come un abbraccio che ci accoglie e ci dice :”Non
temere, va tutto bene, ora sei qui vicino a me e non può succederti nulla di male!”.
Al mattino, quando ci rechiamo al lavoro, istintivamente gli occhi corrono verso di Lei per
un piccolo saluto propiziatorio. Questo rapporto “filiale” ci porta a rivolgerci a Lei sempre:
quando siamo in difficoltà, in pericolo o desideriamo una “grazia”. Le mandiamo un
pensiero anche quando siamo felici e, in occasione di matrimoni o feste, ci rechiamo a
farle visita e Le portiamo dei fiori.
Poi ci piace ammirarla in primavera, quando il suo mantello verde si punteggia di
bianco oppure nelle sere d’estate quando la serpentina luminosa dei portici fa correre lo
sguardo fino alla luce della sua cupola. La ammiriamo in autunno per il suo bel mantello
rosseggiante, ma La amiamo d’inverno quando si veste di bianco solo per noi.
Noi ci sentiamo figli in quanto Lei è Madre, tanto tenera ed affettuosa che in una notte
d’estate ci ha permesso perfino di giocare con Lei.
Mentre gli artificieri si divertivano a lanciare i “fuochi” noi, dalle terrazze della città
potevamo vedere i razzi salire nel cielo per poi esplodere aprendosi in cascate di luci
multicolori.
Questo spettacolo ci ha riportati a quando eravamo bambini e comperavamo le “palle di
vetro” che, agitate, formavano la neve attorno ai piccoli monumenti di metallo colorato
contenuti al loro interno. Poi l’ultimo razzo è scoppiato formando un enorme fiore di
pulviscolo color oro, è rimasto sospeso un istante illuminando a giorno tutte le colline
circostanti e, mentre noi guardavamo attoniti, questa miriade di punti luminosi ha
cominciato a scendere avvolgendo la Basilica in un turbinio d’oro e regalandoci la netta
sensazione di assistere alla gloriosa Assunzione della Vergine.
Anche quest’anno io e mio marito siamo tornati al Sud per la nostra “magica” vacanza nel Cilento.
Le nostre aspettative non sono state deluse; anzi i quindici giorni trascorsi in questa dolce terra di
ulivi sono stati tanto speciali da farci considerare la vacanza una delle più belle della nostra vita.
Cerco di analizzare cosa sia successo di tanto particolare, ma forse si è trattato solo di una serie di
piccoli avvenimenti perfetti che provo a ripercorrere....
Partiamo da Bologna di primo mattino. Come sempre il viaggio è abbastanza lungo ma senza
problemi, finché cominciamo a intravedere il mare e la spiaggia di Paestum, superiamo Agropoli,
poi Velia e finalmente comincia la salita verso Ascea e Pisciotta, in mezzo a una natura che
all’inizio dell’estate si esprime al meglio donando i fiori con i colori più belli; ed ecco in fondo, in
mezzo al mare di un azzurro intenso, apparire il mitico scoglio di Capo Palinuro. Ancora pochi
chilometri e, finalmente, imbocchiamo la piccola discesa che ci conduce al villaggio Touring di
Marina di Camerota.
Scendiamo qualche metro e subito ci troviamo “fuori dal mondo” perché questo villaggio, come
altri della costa, per la conformazione del territorio è racchiuso come una perla in una verde
conchiglia che degrada dolcemente verso il mare.
Appena giunti ci accoglie la festosa brigata dei ragazzi dell’animazione.
Quest’anno, con nostra grande gioia, abbiamo ritrovato lo stesso gruppo di giovani che ci avevano
allietati l’estate scorsa.
Fra abbracci e battute scherzose ci inoltriamo in mezzo al verde argenteo degli ulivi e i rami, che
ondeggiano festosi, fanno pensare alla processione della Domenica delle Palme.
Prendiamo possesso del “nostro” residence, ci voltiamo indietro, ma la strada è scomparsa; vediamo
solo le montagne con la cima aguzza di Sant’Antonio e, davanti a noi, in basso, finalmente il mare!
Subito imbocchiamo il bianco sentiero inebriandoci di sole, di aria che ci porta il respiro del mare e,
mentre ci avviciniamo alla bella spiaggia delimitata da due grandi scogli, inspiriamo in un unico
bouquet il profumo proveniente da ciuffi di lavanda, rosmarino, mirto e alloro.... finché l’odore
della salsedine prende il sopravvento e il nostro sguardo si perde nel mare azzurro solcato da
bianche vele.
Abbiamo ripetuto questo percorso ogni giorno ricevendo sempre la sensazione di compiere un rito
capace di farci dimenticare la quotidianità per portarci in un'altra dimensione: quella del mondo
delle vacanze.
Nel giorno della domenica di Pentecoste ci siamo recati alla Chiesa di Sant’Alfonso, nella piazza
centrale di Marina di Camerota, per assistere alla Santa Messa. Questa è stata un’esperienza
particolare, siamo rimasti colpiti dalla solennità della cerimonia, dai canti e....dai petali di rosa con
cui il sacerdote ha cosparso il capo dei fedeli. Io conservo ancora alcuni di questi petali.
In un pomeriggio nuvoloso abbiamo deciso di visitare la deliziosa cittadina di Capo Palinuro e,
dopo lo shopping, seduti nella terrazza di un bar, abbiamo gustato un sorbetto al latte di mandorle
veramente indimenticabile.
Giovedì 10 giugno dovevo presentare a una comitiva di bancari bolognesi, in gita a Paestum, un
filmato sulla Certosa di Padula e il mio romanzo “ Il Lungo Viaggio - Dalla Romagna alla Certosa
di Padula”.
Poiché l’appuntamento era alle nove di sera, siamo rimasti tutto il pomeriggio al cospetto dei
meravigliosi templi tanto imponenti nella loro stupefacente armonia di proporzioni, mentre tutto
intorno un’ atmosfera rarefatta e incantata sembra proteggerli.
Le pietre emanano ancora un alone di storia e di antichi miti, ma i secoli trascorsi e la serenità del
paesaggio hanno stemperato le passioni delle divinità che vi dimoravano in un tempo ormai lontano.
L’indomani siamo partiti portando nel cuore tutta l’allegria, la gioia e la spensieratezza ritrovate in
questa vacanza perfetta. Cercheremo di conservare con cura queste belle sensazioni per poterle
utilizzare quando arriveranno i giorni di nebbia
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